Mentita speme... Chi non ricorda lo struggente brano: "Spirto gentil ne' sogni miei, brillasti un dì ma ti perdei. Fuggi dal cor, mentita speme...", dalla "Favorita" di Donizetti? Si trattava in quel caso del tormento per l'amore non corrisposto; nel nostro libro "mentita speme" è lo sgambetto che subisce l'innocenza; è proprio la dolce promessa che incarna e accompagna naturalmente l'adolescenza/innocenza che viene mentita. I protagonisti dei due racconti misurano sulla loro pelle quanto sia stretto e impervio il sentiero dell'adolescenza. Quelli che potrebbero essere detti il "bambino buono" e il "bambino cattivo" sono ugualmente travolti da una promessa mentita, ed esposti a frangenti che non sono in grado di governare. Ma sono due storie diverse e distinte. Vittorio è il protagonista di "Robinson, l'educazione sentimentale". Questo racconto, scritto all'inizio degli anni novanta, è un testo autobiografico e l'autore guarda al suo protagonista con un forte trasporto lirico/affettivo, come appare dalla versificazione. "Vittorio aveva tre anni. Una smania un assillo lo possedeva, di stare in groppa a suo padre, o in braccio abbrancato, a quel ruvido panno a quell'odore, di sigaro sapone da barba...", dunque un'identificazione assoluta, da cui una infrangibile sicurezza. Ma precipiterà rovinosamente dal trono del favorito arrivando in famiglia nuovi bambini. Una legge che Vittorio non conosceva.