L'autrice racconta l'esperienza dei cinque anni di lutto seguiti alla morte del figlio Samuel, ventiquattrenne, suicidatosi dopo una serie di crisi irrimediabili che lo avevano reso incapace di continuare la propria vita normale e lo avevano costretto a sempre più frequenti ricoveri in ospedale. Dopo la ribellione e il dolore, si affacciano timide le prime relazioni con gli altri,"pezzi" di relazioni amichevoli, affettuose o anche casuali che arrivano, afferma la Basset, come "gocce di rugiada","candidi sassolini su un terreno di cenere e di devastazione". È al termine del primo anno di lutto che, grazie ad un sogno, la Basset sente che la relazione "di un altro ordine" con il figlio comincia lentamente a ristabilirsi attraverso misteriosi "contatti" fuori e oltre la sfera della coscienza e del pensiero razionale. Il cammino attraverso il lutto la mette in contatto diretto e profondo con alcuni tabù molto forti nelle società occidentali: il parlare della morte, tanto più di quella per suicidio e il rivelare pubblicamente il proprio stato di dolore; la ricerca stessa di una relazione con l'aldilà per poter ristabilire un legame con il figlio, affinché egli non venga più avvertito parte di un regno dei morti, ma di un regno di presenze viventi.