Inattesa, fuori da ogni logica. Per questi stessi motivi bella, bellissima, di fascino sconvolgente. La vittoria italiana al Mondiale tedesco è la quarta stella, la più luminosa e la più brillante, per la sua storia e la sua incredibile genesi. Il gruppo di Marcello Lippi, nato da una ridicola sconfitta islandese, si è forgiato con il tempo nel carattere indomito del suo allenatore. La vittoria al Mondiale 2006, la quarta stella, non nasce dal tocco del fuoriclasse, dall'invenzione estetica, da un tema tattico sopraffino. La vittoria di questo gruppo, segnato dall'infortunio di Nesta, dalla convalescenza di Totti, dai pochi minuti preziosi di Del Piero, ha l'animo umile e la voglia di sacrificarsi della sua ciurma di uomini veri. Ha il cuore di Gattuso, le gambe di Perrotta, il cervello di Pirlo, il petto di Materazzi, la chioma di Camoranesi, il sudore di Toni, il sorriso di Grosso, il fiato di Zambrotta, le mani di Buffon, i muscoli di Cannavaro, perfetto capitano in campo e fuori, gli scatti di Iaquinta, Gilardino, Inzaghi. Ha la voce e la passione di tutti gli sportivi italiani che hanno visto in questa vittoria, in questo gruppo in perenne balia delle onde, la rivincita dei valori autentici del calcio sugli scandali e sulle miserie di certi personaggi e di certi modi di fare.