Cemento e carota selvatica è il sesto volume di poesie di Margaret Avison. Alcuni dei componimenti contenuti in questa raccolta narrano di passeggiate cittadine ed esplorazioni di vie secondarie, di appezzamenti vacanti, di piccoli parchi. In altri la poetessa riflette sul nostro modo di vivere, sui nostri giorni. E in altri ancora segna la via verso il senso in un tempo nostro e più ampio. Avvolti da un'aura di misticismo, i soggetti aprono lo sguardo sull'immensità della composizione, che chiama e trascina verso la grandezza, verso un oltre incommensurabile che sfuma ogni tempo e spazio. Non esistono luoghi se non quelli che noi stessi modelliamo, e nel contempo la nostra stessa vita altro non è che un seme di qualcosa infinitamente più grande. Il verso della Avison è estremamente libero, con cesure forti che obbligano a una grande attenzione. L'ordine delle parole è energicamente stravolto, come per trascinarle fuori dall'universo grammaticale in quello dell'intuizione, inserendole in schemi aritmici che catturano e affascinano il lettore.