"Ci sono dei notturni autunnali in cui Vicenza si traveste davvero da necropoli. Ecco: è lì che Giulio Ardinghi incontra Neri Pozza. In giro non si vede anima viva, ma quella di Neri Pozza lo è. Almeno fino al sorgere dell'alba, poi chissà. C'è dunque tempo per una passeggiata attraverso il centro, durante la quale Ardinghi fa il suo mestiere, quello del giornalista che ha - chissà come - ottenuto licenza d'intervista al caro estinto e figurarsi se Pozza si sottrae, dato che l'argomento è Vicenza. Il tema è concretissimo: qui si soffia su braci appena celate da uno strato di cenere e pronte a riaccendersi in un fuoco crepitante, in violenti sbuffi di faville memorialistiche. Cosa ne viene fuori? Che Neri Pozza è stato uno che suonava la musica giusta nel posto sbagliato. Uno che stampava libri - e che libri mentre i concittadini erano impegnati in tutti gli affari possibili tranne il suo. Eppure lui sapeva - dimostrandolo ampiamente - che di cultura si può vivere. E che senza cultura non vai da nessuna parte. Senza aiuti o soccorsi, combatteva la sua battaglia quotidiana e parlava col resto del mondo." (Dal testo di presentazione di Antonio Stefani)