Napoli, all'indomani dell'Unità d'Italia, passa all'isolamento economico determinato dai pregiudizi e dalla burocrazia savoiarda. Per rispondere alle legittime attese di riscatto dall'atavica miseria del popolo napoletano, la politica - nazionale e locale - enfatizzava il destino di Porto dell'Oriente tracciato per Napoli dall'apertura del Canale di Suez. Iniziava l'impari lotta della Camera di Commercio napoletana contro le lungaggini e le contraddizioni dell'apparato statale per ottenere l'ammodernamento strutturale e tecnologico del Porto di Napoli, unica risorsa economica della città. Sviluppo che fu fortemente osteggiato dalle difficoltà dei bilanci dello Stato unitario, dalla guerra coloniale di Libia e dalla Prima Guerra Mondiale. Con l'avvento del Fascismo, Napoli viene elevata al rango di Regina del Mediterraneo. Quello che avrebbe dovuto essere il Porto dell'Oriente si avviava a diventare il Porto dell'Impero. L'ambizioso progetto, tuttavia, malgrado la ferrea volontà politica del Governo ed il risoluto impegno della Camera di Commercio di Napoli, naufragava drammaticamente nella tempesta della Seconda Guerra.