"Per Silverio Lampis, il giorno nove maggio del '93 è stato uno come tanti, fino al portone di casa. Un giorno meritevole di un buon rientro, persino con parcheggio nei dintorni. Figurarsi se adesso, sguardo miope fisso avanti a sé, Silverio Lampis nota i due carabinieri che in borghese gli stanno facendo la posta sotto casa. "Il professor Lambisse? Lambisse Silverio?", lo riscuote una voce alle sue spalle mentre infila la chiave nel portone. "Lampis", lo corregge d'istinto il professore, da sempre insofferente dello scempio del suo nome; ma frastornato subito dai gesti e le parole di presentazione, dalla sua stessa sorpresa, dal rimorso vago quando uno dei due carabinieri, quello che gli ha storpiato il nome, gli mette in mano un antiquato foglio protocollo, intestato Procura Militare della Repubblica, Padova, timbri sbavati, firme a scarabocchio". Protagonista di questo nuovo romanzo di Giulio Angioni è il mondo del dopo guerra fredda, il mondo scoppiato in miriadi di microconflitti, e in esso la deriva di senso dei singoli coinvolti. Silverio Lampis è un professore nell'Università di Trieste. In modo imprevisto si trova impastoiato in un'oscura vicenda di sospetti omicidi e traffico d'armi. È accusato, innocente, un suo allievo, adesso militare. Insieme alla sua assistente, Lampis, indagando, è forzato a conoscere una realtà in cui le parti dei buoni e dei cattivi si mescolano. E quando, dall'alto, vorranno insabbiare la verità, per i due si aprirà una partita con la vita.