"Grazie Silvio, non ti dimenticheremo mai: grazie a te noi italiani esultiamo insieme, desideriamo insieme. E motivo comune di gioia o invidia il villone bipiano condonabile, materiale di indispensabile ostentazione il viaggio maldivo, la gnocca da asporto, la figlia velinabile o il suv dal quale lampeggiare a mezzo metro di distanza per chiedere strada. Era ora, la politica è finalmente vicina alla gente". Satira e non solo: le cronache di Umberto e Silviegardo, Bertolaser e Marcetto Dell'Utri, Capezzone il tenerone e Stracquadanio l'alchimista, un-due-tre Mastella, il mistero Cacciari, Lunardi schiavo del buco e i Bisignani più belli della nostra vita. E poi Masi e Verdini, Santanchè e Brambilla, Veltroni con il suo fantastico motto: "Yes, we cancan". Per i cultori del vintage, Gianni Pilo e Luciano Moggi. E tanto, tanto altro ancora in un impietoso estratto senza additivi di antropologia italica a cavallo di Prima e Seconda Repubblica. Con un sospetto finale: non è che la Terza assomiglierà pericolosamente alle prime due?