Dopo il successo de I barbari, Alessandro Baricco torna con The Game, un nuovo cammino o meglio un atlante e una mappa per orientarci nel nuovo mondo. Il viaggio stavolta si svolge nell’epicentro del recente terremoto digitale: la Silicon Valley. L’obiettivo del pellegrinaggio di Baricco è studiare da vicino i luoghi sacri e i padri dell’insurrezione digitale, cominciando dal celeberrimo garage nel quale Jobs e Wozniack cominciarono la loro formidabile impresa. Più che un pellegrinaggio, però, The Game è un thriller che vede come protagonista un archeologo, il quale, invece di esplorare piramidi e catacombe, si lancia alla scoperta delle fortezze digitali della nostra epoca, scavando nel mistero di Google, di Apple e di Facebook, come se queste fossero rovine di una misteriosa civiltà scomparsa. Da qui il paradosso nel quale si aggira e si rigira l’archeologo Baricco, ossia quello di indagare e spolverare una civiltà che è la nostra civiltà e quella storia che è la nostra storia. The Game non vuole più sbirciare oltre la muraglia per avvistare l’arrivo dei barbari, ma vuole essere un invito a guardare all’interno delle mura, così da cogliere e saper affrontare l’inedita straordinarietà della civiltà digitale. L’ultimo lavoro di Baricco si rivela così a metà tra il saggio e il romanzo, pronto a regalarci una mappa di emozioni e di verità inaspettate.
Prima scena. Calciobalilla, flipper, videogioco. Prendetevi mezz'ora e passate dall'uno all'altro, in quest'ordine. Pensavate di giocare, invece avete attraversato lo spazio che separa una civiltà, quella analogica, da un'altra, quella digitale. Siete migrati in un mondo nuovo: leggero, veloce, immateriale. Seconda scena. Prendete l'icona che per secoli ha racchiuso in sé il senso della nostra civiltà: uomo-spada-cavallo. Confrontatela con questa: uomo-tastiera-schermo. E avrete di fronte agli occhi la mutazione in atto. Un sisma che ha ridisegnato la postura di noi umani in modo spettacolare.