Un racconto in forma drammaturgica, che mette in scena, sul palco della Storia, la tragica commedia della plebe napoletana durante i terribili fatti del 1799, immergendo il lettore-spettatore nella "fornace di un campare" in cui lacerti di vita nuda rappresentano il flagello di un Purgatorio in terra. Il sipario si leva e siamo a spiare negli interni di una residenza signorile: affacciate su un giardino pensile, le cucine ci lasciano scoprire la "vita di palazzo" nella sua quotidianità. Sembra si respiri un'aria conviviale; nondimeno il "clima mite", dovuto alla tregua sociale dell'illuminato periodo Carolino, verrà irrimediabilmente sconvolto dalla portata tragica degli accadimenti legati alla rivoluzione partenopea. La precarietà, l'incertezza, il timore di un nuovo servaggio e l'abbandono del miserabile status quo (che pure "lasciava sopravvivere") sono i demoni che percuoteranno le passioni dei lazzari protagonisti, scatenando in essi intense commozioni. Se di lì a poco il sangue di San Gennaro si scioglierà come mestruo regolare della "Grande Madre Napoli", così pure il sangue dei napoletani scorrerà a fiumi dalle ferite della sua carne viva, lacerata a morsi, e il miracolo della pace popolare ancora una volta abortirà. Prefazione di Eleonora Puntillo.