Molti approcci all'etica animale fondano lo status morale degli animali facendo appello alla loro capacità di agire in modo autonomo e intelligente o al possesso di una coscienza/ mente. Acampora fa invece ricorso a una filosofia del corpo che, prendendo in considerazione la comunanza fenomenica e somatica degli esseri viventi umani e non umani, tenta di sgomberare il campo da ogni sorta di specismo residuale. L'autore si serve della fenomenologia, dell'ermeneutica, dell'esistenzialismo e del decostruzionismo, per offrirci un approccio inedito alla teoria dei diritti e della liberazione degli animali. La compassione acamporiana, proprio perché non rigetta ma attraversa, lasciandosene perfondere, il pensiero antispecista precedente con tutti i suoi appelli alla giustizia, si declina in maniera al contempo più complessa e più inclusiva, come con-sentire, cioè sentire-assieme e acconsentire. In questo senso, Acampora può a buon diritto essere visto come uno degli apripista di un pensiero antispecista nuovo di cui inizia a fornirci una mappa intelligibile.